Quattordici associazioni ambientaliste chiedono un impegno ai
politici aumentare non solo il benessere delle persone e l'equilibrio
degli ecosistemi ma anche il Pil. Un cartello in sette punti
di ANTONIO CIANCIULLO
Ecotelegramma alla politica: sos ambiente desaparecido. I posti di
lavoro creati dalla green economy, la battaglia contro i gas di scarico
che uccidono migliaia di persone ogni anno nelle principali città
italiane, la possibile ripresa economica legata al rilancio di un
sistema produttivo pulito, il rilancio del turismo e dei prodotti
alimentari legati alla qualità sono temi finiti ai margini del dibattito
elettorale.
L'ECOTELEGRAMMA
E
così, alla vigilia del voto, un cartello di 14 associazioni e aziende
chiede ai partiti di "dire qualcosa di ambientalista" e manda un
ecotelegramma con 7 punti a tutte le forze politiche per chiedere un
impegno nell'ultima settimana della campagna elettorale. Assieme a Last
Minute Market, l'associazione contro lo spreco che ha promosso
l'iniziativa, ci sono le associazioni ambientaliste che hanno elaborato
l'agenda per la riconversione ecologica del Belpaese (Cai, Fondo
Ambiente Italiano, Federazione pro natura, Greenpeace, Legambiente,
Touring Club, Wwf); Libera e Gruppo Abele che hanno raccolto 120 mila
firme per la petizione contro la corruzione "Riparte il futuro"; Slow
Food; Aper (che ha elaborato un documento con 26 azioni per lo sviluppo
delle rinnovabili); Alce Nero e Eatly.
L'ecotelegramma chiede azioni mirate ad aumentare non solo il benessere delle persone e l'equilibrio degli ecosistemi ma anche il Pil: spostare i fondi stanziati per strade e autostrade verso il trasporto sostenibile (ferrovia, nave, bici, mezzi elettrici e a basso impatto ambientale, car sharing); puntare sulle fonti rinnovabili che aumentano i posti di lavoro procedendo alla chiusura progressiva delle centrali alimentate con combustibili fossili e rinunciando alle trivellazioni petrolifere; aumentare i vantaggi fiscali per chi punta sulla ristrutturazione ecologica e sull'architettura bioclimatica; incentivare la raccolta differenziata, il riuso, il riciclo e il recupero dei materiali; recuperare i centri storici.
"Il capitoletto sull'ambiente nei programmi elettorali dei partiti c'è, ma è messo tra parentesi, rinviato al secondo tempo della partita, quando si saranno create le condizioni magiche per lo sviluppo: in questo modo si finisce per parlare veramente di ambiente solo durante le sempre più frequenti emergenze e non si risolvono i problemi", ha ricordato Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente. "Noi invece chiediamo di puntare sulla green economy subito, come strumento per uscire dalla crisi economica".
Valeria Grilli Carandini, del Fai, ha aggiunto che i tagli progressivi ai fondi per beni culturali, arrivati ormai a un livello 9 volte inferiore a quello della Gran Bretagna, minano la possibilità di rilanciare, attraverso la difesa della bellezza, l'appeal italiano anche nel campo dl turismo, rischiando di perdere la possibilità di intercettare le centinaia di milioni di nuovi viaggiatori che si stanno mettendo in moto. Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace, ha precisato che le politiche di efficienza e le rinnovabili secondo le stime di Confindustria e dell'Unione europea offrono la possibilità di creare centinaia di migliaia di posti di lavoro all'anno. E Andrea Segrè, presidente Last Minute Market, ha concluso chiedendo una risposta concreta ai leader impegnati nella competizione elettorale: "Un impegno ad eliminare gli sprechi, che solo per il cibo buttato ogni anno valgono 15 miliardi di euro, e a rilanciare l'economia verde subito, nel primo anno del nuovo Parlamento".
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