(DIRE) Roma, 15 lug. - "L'articolo 35 della manovra prevede l'ennesimo tentativo da parte del governo di consentire la riconversione a carbone della centrale di Porto Tolle attraverso un percorso forzato, poco democratico e ambientalmente pericoloso". Lo denuncia Alessandro Bratti, deputato del Pd e capogruppo in Commissione Ecomafie. "A Porto Tolle ci troviamo di fronte all'ennesimo conflitto occupazione-ambiente voluto e creato da questo governo- denuncia Bratti- infatti, si discute di un impianto di grande potenza in assenza di un Piano energetico nazionale e non si capisce se quell'impianto serve al Paese o serve solo a chi lo fa. Questo e' il punto".
Tutte le considerazioni sull'impatto ambientale di un combustibile come il carbone "sono note- dice il deputato- oggi sicuramente esistono tecnologie seppur ancora di carattere sperimentale come il Ccs (sequestro di carbonio) che possono rendere l'uso del carbone piu' interessante rispetto al passato".
Ma tutte queste considerazioni "non ci sono all'interno del progetto di Porto Tolle- stigmatizza Bratti- procedure forzate, poca trasparenza, pericoli ambientali, misure di compensazione inadeguate, tensioni sociali, categorie produttive contrarie, sono i contenuti che ruotano attorno alla conversione di questa centrale che purtroppo e' tristemente nota per i danni all'ambiente e alla salute che ha determinato".
Cio' detto, "ci si fermi per tempo, si proceda a rivalutare il progetto alla luce delle nuove tecnologie e alla pianificazione nazionale in tema di energia- conclude il democratico- la centrale sorge in uno dei posti piu' interessanti del mondo dal punto di vista ambientale. Non si puo' procedere a tappe forzate considerando come che questa centrale fosse in funzione in un territorio 'normale'. Il Delta del Po non appartiene solo a chi ci vive e a chi ci abita ma al mondo intero". |
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