23/06/11

Oggi in Aula

Seguito della discussione della relazione territoriale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella regione Calabria approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, siamo alla terza relazione in discussione prodotta dalla Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti. Purtroppo anche il 2010 è un anno record per le inchieste sull'unico delitto ambientale descritto nell'articolo 260 del codice dell'ambiente e che riguarda appunto il traffico illecito dei rifiuti. Oltre che nelle regioni a tradizionale presenza mafiosa, cresce il numero dei reati accertati nel Lazio e soprattutto in Lombardia, collegati in questo caso al grande business delle bonifiche. Cresce anche in maniera inquietante il traffico di rifiuti verso l'estero, dati che mostrano un Paese sempre più in balia di una forte contraddizione: da un lato un'industria del riciclo che cresce, crea occupazione e produce innovazione da amministrazioni pubbliche che arrivano nei propri territori a riciclare oltre il 70 per cento dei rifiuti solidi urbani, dall'altro un'industria del malaffare che si espande e amministrazioni che non arrivano a raccogliere il 5 per cento dei rifiuti in maniera differenziata, con situazioni di emergenza che continuano a manifestarsi in tutta la loro gravità.
La relazione sulla Calabria, oggetto della risoluzione che voteremo, mette soprattutto in evidenza che le procedure speciali, lo stato di emergenza, il commissariamento non risolvono i problemi legati al ciclo dei rifiuti, ma li hanno - come in questo caso e non solo - aggravati, tra l'altro con uno sperpero di denaro pubblico insostenibile. Tutti gli interventi di ieri hanno dato un contributo importante alla discussione sulla relazione. Dispiace che pochi, anzi nessuno della maggioranza, a parte il presidente, sia ieri intervenuto.
È una ragione, la Calabria, in estrema difficoltà, alla quale non sono bastati 13 anni di commissariamento per risolvere questo problema, un fallimento al quale non poco ha contribuito il totale fallimento della raccolta differenziata. È una regione in cui la criminalità organizzata è presente in maniera capillare, dal trasporto allo smaltimento dei rifiuti, una malavita che trova nella mancanza di assunzione di responsabilità delle istituzioni preposte un brodo di coltura eccezionale. Uno dei principali motivi di fallimento nel definire un piano di gestione dei rifiuti deve essere individuato nelle numerose interferenze, spesso sfociate in veri e propri conflitti, tra i compiti attribuiti al commissario e quelli demandati agli enti locali, che hanno paralizzato tutte le iniziative dei vari commissari, oltre che nella non idoneità di scelte operative di questi ultimi, che però non hanno impedito ad alcuni privati di realizzare le loro discariche, come è stato ricordato dai vari colleghi che mi hanno preceduto, e di trarne lauti profitti.
(segue..)


Tra le principali responsabilità dei commissari voglio ricordare la suddivisione del territorio, avvenuta in modo assolutamente non corrispondente al dato reale e che sembra obbedire alle specifiche esigenze del gestore piuttosto che ad una politica di pianificazione razionale. Nella relazione è approfondita tutta la vicenda relativa alle bonifiche dell'area crotonese, del sito ex Pertusola sud e Montedison: tante omissioni e tanti studi per bonificare, tante persone purtroppo che hanno visto mettere a rischio la propria salute, pochissime azioni concrete, società importanti come Sindyal, responsabili della bonifica di alcuni di quei siti, che spesso non hanno ottemperato alle disposizioni della conferenza dei servizi, rimpalli di responsabilità fra aziende e Ministero. Insomma, una situazione di stallo, tutto a scapito dei cittadini crotonesi e di una città che rischia di essere per sempre compromessa nel suo sviluppo e nella sua vivibilità.
Vi sono oltre 600 vere e proprie discariche abusive, da non confondere con quelle ufficiali, ma in condizioni ambientali di illegalità, che sono parte integrante del sistema attuale di smaltimento dei rifiuti.
Signor Presidente, nella relazione non abbiamo trattato volutamente il tema delle navi dei veleni. Anche se molti degli eventuali affondamenti di queste navi si sarebbero verificati in Calabria con un coinvolgimento della malavita organizzata calabrese, abbiamo ritenuto, per le implicazioni più generali che ha questa vicenda, di svolgere un approfondimento e una trattazione a parte.
ALESSANDRO BRATTI. Ruolo dei servizi segreti, traffici di armi, morti misteriose come quella del capitano De Grazia, coinvolgimento di centri di ricerca importanti, traffici di rifiuti radioattivi: sono tutte questioni che siamo affrontando.
Concludo, signor Presidente - mi dia ancora un minuto -, preannunciando il voto favorevole, ovviamente, sulla risoluzione in oggetto. Penso che il Governo, per quel che riguarda le sue competenze, debba esprimere un maggiore impegno nella lotta alle ecomafie, svolgendo quel ruolo di coordinamento delle regioni che fino ad ora non ha fatto. Un'emergenza non può durare 14 anni. Non aiutano pasticci come, ad esempio, l'applicazione del sistema Sistri - nato come strumento utile per le imprese oneste e di contrasto per quelle malavitose -, che è stato trasformato dall'operato del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, probabilmente, in un illecito. Non ci meraviglia, tra l'altro, a questo proposito, l'indagine giudiziaria in corso riguardo all'affidamento del sistema informatico alla Selex, che vede coinvolto un importante dirigente del Ministero. A più riprese, attraverso interrogazioni e ordini del giorno, avevamo chiesto di far luce su questa intricata vicenda, rimanendo inascoltati.
Allo stesso modo, dopo tante promesse - e ho concluso - formulate dal Ministero della giustizia e da quello dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, attendevamo una proposta attraverso lo schema di decreto legislativo di recepimento della direttiva 2008/99/CE che rinforzasse la lotta alla criminalità ambientale. È vero che con l'introduzione della Pag. 25responsabilità amministrativa delle persone giuridiche si fa un passo avanti, ma si lasciano immutati i tempi di prescrizione dei crimini ambientali, le esenzioni di tipo contravvenzionale, l'impossibilità di usare le rogatorie internazionali e gli strumenti legislativi tipici per contrastare la criminalità organizzata, tradendo di fatto, come dichiara il procuratore Grasso, lo spirito della direttiva stessa.
ALESSANDRO BRATTI. Molto, tantissimo c'è ancora da fare: noi speriamo, con questo contributo, di aver fornito informazioni importanti al Parlamento per poter legiferare, e al Governo perché agisca in maniera efficace e meno inconcludente di quanto ha fatto fino ad oggi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

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