17/05/11

Oggi in Aula

Discussione del disegno di legge S. 2665 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 marzo 2011, n. 34, recante disposizioni urgenti in favore della cultura, in materia di incroci tra settori della stampa e della televisione, di razionalizzazione dello spettro radioelettrico, di moratoria nucleare, di partecipazioni della Cassa depositi e prestiti, nonché per gli enti del Servizio sanitario nazionale della regione Abruzzo (Approvato dal Senato) (A.C. 4307) (ore 12,12).
(Discussione sulle linee generali - A.C. 4307)
Bozza non corretta in corso di seduta
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, ci troviamo ancora una volta, come è già stato più volte ricordato da chi mi ha preceduto, di fronte ad un provvedimento omnibus che, tra i tanti scopi, ne ha uno, quello, all'articolo 5, di impedire di fatto il referendum sul nucleare. Le motivazioni sono state spiegate molto bene dallo stesso Presidente del Consiglio che, dopo aver visto i sondaggi alcuni giorni seguenti il disastro di Fukushima, si è reso conto che questo era il referendum che aveva serie possibilità di raggiungere il quorum e, quindi, di trascinare quello a lui caro del legittimo impedimento. D'altronde, la riprova è costituita dal grande successo ottenuto, come veniva ricordato questa mattina, dal referendum consultivo sul nucleare tenuto in Sardegna; un risultato che dimostra la grande sensibilità degli italiani su queste questioni. Negli ultimi due anni ci avete spiegato che questo Paese senza il nucleare non avrebbe avuto futuro e ci avete promesso una strategia energetica, nel decreto-legge n. 112 del 2008, che non sappiamo dove è andata a finire, dentro la quale ci doveva essere una strategia nucleare, anche questa mai vista, forse discussa in qualche corridoio, a meno che il tutto, come sembra, non si riducesse alla costruzione di quattro, forse otto, centrali ed alla costituzione di quella Agenzia per la sicurezza nucleare di cui vi siete dati solo un gran daffare per nominare il consiglio di amministrazione.
Ora ci riproponete, tempo un anno, una nuova strategia energetica nazionale: questo c'è scritto in questo decreto-legge. Abbiamo quindi ormai finito la legislatura e in cinque anni forse si inizierà a discutere su quale tipo di scelta energetica il nostro Paese dovrà cimentarsi e, di conseguenza, quale tipo di strategia industriale adottare. Ciò, significa che in questi anni avete navigato a vista decidendo sotto le pressioni di lobby interessate ai propri affari e non certo nell'interesse dei cittadini italiani. Insomma credo che questo sia un provvedimento che è la prova documentale del fallimento non tanto della vostra azione, che non c'è mai stata, ma addirittura dei vostri propositi. Un vero pasticcio all'italiana: dilettanti allo sbaraglio. Ma la farsa tragicomica si è manifestata successivamente al disastro di Fukushima dove siete passati dalle dichiarazioni del Ministro Romani («Andremo avanti lo stesso») a quelle del Ministro Prestigiacomo («Non possiamo perdere le elezioni amministrative per il nucleare») ad una proposta di moratoria di un anno. Poiché però questo non era sufficiente per smorzare la discussione sui disastri del nucleare soprattutto per impedire il referendum vi siete inventati, con la scusa che lo fa tutta l'Europa, la moratoria a lungo termine in attesa dei test, i cosiddetti stress test. Ora una moratoria di una cosa che non c'è è perlomeno una questione curiosa. Penso che alcuni test dovrebbero invece essere realizzati su alcuni Ministri di questo Governo per cercare di capire se hanno l'idoneità per gestire problematiche così serie e importanti per il Paese. Questa considerazione è supportata da un'ulteriore confusione e danno che avete provocato attraverso il cosiddetto decreto Romani riguardo alle rinnovabili: qui nonostante le indicazioni precise della direttiva europea 2009/28/CE siete riusciti, ancora una volta, cedendo a lobby fortemente organizzate a mettere i bastoni tra le ruote a una delle poche realtà produttive e in crescita di questo Paese. L'industria italiana delle rinnovabili vale oggi circa 21 miliardi di euro, di cui circa 11 miliardi sono rappresentati dal fotovoltaico, settore che in maniera scientifica avete deciso di ostacolare. Ma prima di entrare nel merito del decreto-leggee dell'emendamento, che è stato presentato al Senato, mi corre l'obbligo di fare alcune considerazioni generali sul nucleare: una scelta che, al di là della grande tragedia giapponese, come Partito Democratico, abbiamo sempre considerato fuori tempo massimo e del tutto unica nel mondo occidentale. Eravamo l'unico Paese - ricordo - che da zero pensava di implementare del 20 per cento al 2030 l'energia prodotta con il nucleare.(segue....



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