20/03/11

Il nucleare un errore da sempre e il governo non sa dare spiegazioni

(19/03/2011) LA NUOVA FERRARA
Alessandro Bratti*
Il Pd aderisce convinto alla campagna referendaria contro il rientro del nucleare nel nostro Paese. Il governo e la maggioranza rispetto alla scelta del nucleare non spiegano se e come verrebbero affrontati i problemi legati alla produzione di scorie e al loro smaltimento (l’Italia ancora non ha un sito per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi ereditati dalle vecchie centrali); non dicono dove sorgerebbero le nuove centrali; al tempo stesso prevedono nella legge recentemente approvata che la localizzazione dei siti nucleari possa avvenire anche contro la volontà delle Regioni destinate ad ospitarli, per poi dire in questi giorni che non sarà proprio così, e che i siti stessi saranno considerati aree militari. I Ministri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico dopo aver difeso una proposta demagogica e vuota, ritrattano su tutto! Dimostrando un grado di pressappochismo e cialtroneria preoccupante.
Manca nella proposta del Governo un disegno credibile per un sistema di controllo adeguato. Non si parla di risorse per costituire l’Agenzia per la sicurezza nucleare nè se ne garantisce la terzietà necessaria. Non dicono soprattutto in che misura, più o meno direttamente, risorse pubbliche sosterranno il nucleare. Perché, contrariamente a ciò che afferma Berlusconi, senza risorse pubbliche il nucleare non sta in piedi. Pensiamo che oggi sarebbe un errore imbarcarci in un programma di centrali nucleari che a fronte di un costo rilevantissimo - non meno di 20 miliardi per realizzare 4 impianti - darebbe assai pochi vantaggi. I “nuovi” impianti, “comprati” dalla Francia, nuovi per modo di dire visto che si basano su tecnologie destinate ad essere presto superate, comincerebbero a funzionare non prima di quindici anni, e da quel momento coprirebbero meno del 5% del fabbisogno energetico nazionale; la stessa Commissione europea, pur considerando la costruzione di qualche centrale in Europa, non prevede nei prossimi 10-12 anni un’espansione di questa tecnologia, anzi considerando la vetustà dei primi impianti segnala una contrazione della percentuale di energia prodotta con il nucleare. I costi del capitale e i costi finanziari delle centrali nucleari continuano ad essere infatti significativamente incerti. Dal 2003 i costi di costruzione delle centrali nucleari sono aumentati drasticamente, con una media del 15 per cento all’anno in più come dimostrano le esperienze in Giappone e Corea. In buona sostanza perché il nucleare sia competitivo oggi deve essere incentivato al pari e più delle energie rinnovabili. Riguardo il grado di accettabilità che il nucleare ha presso le popolazioni si ribadisce che questo è fortemente legato alla disponibilità di soluzioni sicure e permanenti per la gestione dei rifiuti radioattivi, questione ben lungi da essere risolta.
Particolare attenzione viene poi data al fatto che gli impianti nucleari devono essere attentamente protetti sia contro i tentativi di sabotaggio che contro gli eventuali attacchi terroristici e l’eventuale furto di materiale nucleare.
Mi sarebbe stato più semplice citare semplicemente cosa sta succedendo in Giappone! Ma il nucleare non andava bene neanche prima!
*Deputato Pd

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