FIRENZE. Dalla Germania arriva un messaggio incoraggiante per i sostenitori dell' "acqua pubblica": i cittadini di Berlino hanno votato, tramite referendum, per il ritorno all'acqua gestita dal "burgermeister" (il sindaco). Viene annullata quindi per volontà popolare la privatizzazione parziale della società di gestione dei servizi idrici. Un risultato inatteso anche per lo stesso Comitato promotore che con pochi mezzi economici è riuscito a portare a termine con successo la battaglia.
«Un bene essenziale come l'acqua non può essere fonte di profitto, vogliamo che torni in mano pubblica» ha dichiarato il portavoce del Comitato Thomas Rodek. L'input per ricorrere all'arma referendaria è stato dato da alcuni sospetti avanzati dai promotori in merito al contratto stipulato tra il Land di Berlino e le società RWE e Veolia.
Nel 1999 la città ha ceduto alle due società private il 49,9% dell'azienda dei servizi idrici comunali (Berliner Wasserbetriebe). Secondo i promotori del referendum dal 2001 le tariffe dell'acqua sono salite del 35% e oggi sono tra le più alte in Germania. A Berlino un metro cubo d'acqua costa 5,12 euro, a Colonia 3,26. Quindi su pressione dei promotori, il comune ha pubblicato a novembre circa 700 pagine del contratto di privatizzazione parziale, dal quale emerge che la città ha garantito alti margini di guadagno a Rwe e Veolia.
Non solo, ma dal 1999 al 2009 RWE e Veolia hanno incassato più utili di Berlino (1,3 miliardi contro 696 milioni), e questo sebbene la capitale tedesca detenga il 50,1% della Berliner Wasserbetriebe. Ora il Parlamento del Land dovrà votare una legge sulla pubblicizzazione integrale del contratto di privatizzazione.
Intanto il sindaco "gettando la palla in calcio d'angolo" ha spiegato che l'esito referendario conferma le intenzioni dell'amministrazione: infatti pare che Berlino sia in trattative con Rwe per riacquistare la sua quota nella Berliner Wasserbetriebe.
Al di la dei costi elevati dell'acqua berlinese, quello delle tariffe non può essere il solo motivo di scelta di un modello di gestione oppure di un altro, anche perché è da esso indipendente. Tanto è vero che nella vicina Potsdam, dove la società di gestione dei servizi idrici è stata ripubblicizzata dieci anni fa i prezzi sono lo stesso aumentati e oggi un metro cubo d'acqua costa più che a Berlino: 5,82 euro.
Quindi innanzi tutto è la sostenibilità della pianificazione che va valutata in termini ambientali, sociali ed economici e l'efficienza del gestore nell'attuarla, analizzando costi e benefici.
Al di là della partita diversa che si sta giocando in Italia sulla gestione dell'acqua nel settore idropotabile, da noi è posto in discussione un impianto normativo nazionale che ha aperto le porte a potenziali gestione private attuate anche da multinazionali, il segnale tedesco per il Comitato "2 si per l'Acqua Bene Comune" che si accinge a intraprendere una campagna referendaria difficile, rappresenta una boccata d'ossigeno: dopo Parigi, un'altra capitale europea sceglie l'acqua pubblica e in quest'ultimo caso lo fa tramite consultazione popolare. Riuscendo a convincere 25 milioni di italiani ad andare a votare, l'obiettivo potrebbe essere centrato anche da noi. (greenreport)
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