26/05/10

Il piano straordinario contro le mafie: quali sono le intenzioni reali del Governo?

Di seguito il mio intervento di oggi.
Il testo del disegno di legge “Piano straordinario contro le mafie , nonché delega al Governo in materia di normativa antimafia” contiene alcune misure utili sia sul versante del controllo degli appalti pubblici che , in particolar modo all’art 11, riguardo al tema dell’attività della malavita organizzata collegata ai traffici illeciti dei rifiuti”. Prima però di commentare l’art 11 e anche di sottolineare quali potrebbero essere i provvedimenti per contrastare efficacemente la malavita organizzata nel settore dei rifiuti, vorrei brevemente fare il punto della situazione nel nostro Paese.

Secondo l’ultimo rapporto Ecomafia a cura di Legambiente sono 25.776 ecoreati accertati, quasi 71 al giorno, 3 ogni ora. Circa metà dei quali (più del 48%) si è consumato nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Calabria, Sicilia e Puglia), il resto si spalma democraticamente su tutto il territorio nazionale. Il 2008 è l’anno dei record per le inchieste contro i trafficanti di rifiuti pericolosi, ben 25, con un fatturato che supera i 7 miliardi di euro. Tutti soldi accumulati avvelenando l’ambiente e i cittadini e frodando lo Stato. Anche il 2009 non è stato un anno felice: le vicende legate alla cosiddetta vicenda delle “navi a perdere” è ritornata di grande interesse. Servizi segreti, traffici di armi, traffici di rifiuti radioattivi, mafia, ndrangheta faccendieri fanno da sfondo a un periodo della nostra storia che si dipana attorno alla fine degli anni 80 – inizio anni 90, sicuramente tra i più misteriosi e inquietanti della storia d’Italia del dopoguerra. Ben tre Commissioni bicamerali hanno cercato e stanno cercando di avere risposte certe ad alcuni quesiti fondamentali: molti indizi, molte suggestioni, poche prove certe. Una situazione nazionale che vede una produzione di rifiuti urbani che cala ma solo a causa della crisi economica, un sistema di gestione industriale che non si sviluppa, un’Italia a tre velocità dove purtroppo al sud non si va oltre il 10% di raccolta differenziata, anzi in alcuni casi, vedi la Sicilia, addirittura non si raggiunge il 5%.
Il 31 dicembre 2009 è terminata ufficialmente l’emergenza campana, anche se l’emergenza non è risolta.

Rimangono molteplici questioni aperte: dai 6 milioni di tonnellate circa di ecoballe che rimangono dove sono, alla mancata costruzione di tre degli impianti di incenerimento previsti dai decreti e non realizzati, a una raccolta differenziata che più che a risolvere problemi rischia di diventare un altro business per il malaffare. Cosa dire poi dei Consorzi misti o pubblici per la raccolta dell’immondizia che nel casertano e nel napoletano sono infarciti di personale inadeguato e in numero assolutamente sproporzionato alle esigenze territoriali? Società che hanno bilanci improbabili, che hanno fatto della provvisorietà un elemento di certezza, quella di depauperare il bene e le risorse pubbliche.
A questo si aggiunga la situazione calabrese, che di fatto è ben lungi dall’essere risolta. Impianti non a norma, società miste di gestione fallite. Inceneritori che non vengono costruiti e assenza di raccolta differenziata. Impianti costruiti a metà e lasciati a marcire, depuratori insufficienti o più spesso installati e non collegati, aree da bonificare come la Pertusola di Crotone che costituiscono una seria minaccia ambientale e per la salute. Infiltrazioni della malavita più o meno organizzata a tutti i livelli e amministratori locali spesso collusi, se non protagonisti di tale sfacelo ambientale e gestionale.
La situazione siciliana. La grave situazione di carattere ambientale e sanitario che si è determinata a Palermo e Catania, ma anche nelle altre provincie siciliane, ha creato una situazione drammatica che deriva da un piano dei rifiuti regionale e un assetto organizzativo per la gestione completamente sbagliato. Un progetto che ha visto nella costituzione dei 27 Ato (ambiti territoriali ottimali) il fulcro del dissesto finanziario condito da un fallimento totale nella costruzione dei 4 inceneritori e della raccolta differenziata. In questa situazione di sfascio, in numerosi casi così, come accertato dal lavoro della Commissione bicamerale sulle ecomafie, si è inserita la mafia determinando situazioni di palese illegalità. A questo si aggiunga la situazione dell’azienda comunale Amia di Palermo, di cui una parte di amministratori sono oggetto di inchieste giudiziarie. Anche il Lazio sta attraversando un momento complicato nella sua programmazione e nell’attuazione di un piano commissariale dei rifiuti che ha obiettivi ambiziosi e forse poco raggiungibili. Numerose le inchieste giudiziarie in corso riguardo la gestione di impianti importanti come quello di Colleferro.
Così come la Lombardia, dove sul tema delle bonifiche dei siti contaminati è stata aperta un imponente inchiesta giudiziaria a carico di amministratori regionali di primo piano e che vede probabili infiltrazione mafiose.
In realtà l’emergenza rifiuti, invece che risolversi in Campania, si sta allargando ad altre importanti regioni così come la diffusione di attività collegate alle mafie.

A fronte di tutti questi problemi ci si domanda se sono stati messi in campo tutti gli strumenti legislativi e gestionali per cercare di risolvere una situazione che caratterizza fortemente in negativo il nostro Paese.
Sicuramente il recepimento della direttiva europea 99/2008 riguardo alla tutela penale dell’ambiente che prevede anche la responsabilità delle persone giuridiche sarebbe utile fosse operativa o attraverso un provvedimento ad hoc o in alternativa inserita dentro altri articolati di legge.
Anche l’introduzione della tracciabilità dei rifiuti (sistema SISTRI, per quanto tutto da sperimentare) è uno strumento utile , tra l’altro approvato nella finanziaria del 2007, e maldestramente proposto dal Governo, che ha spalmato su 3, 4 provvedimenti legislativi la sua applicazione. Lo stesso recepimento recente della Direttiva europea rifiuti può aiutare ad affrontare meglio gli aspetti illegali connessi alla gestione integrata dei rifiuti, ma nella lotta alle mafie in questo settore bisogna fare di più e in fretta.
Vi è la necessità di un maggior coordinamento fra le procure ordinarie e la Dda, un maggior coordinamento tra le forze di polizia giudiziaria, un potenziamento dei controlli preventivi attraverso un rafforzamento delle Agenzie ambientali regionali rendendo obbligatoria la presenza di ufficiali giudiziari .
Quindi siamo favorevoli a molte delle azioni che si trovano all’interno del provvedimento in discussione in particolare all’articolo che novellando l’art 51, comma 3 bis, integra con il reato di Attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti la lista dei procedimenti per i reati di grave allarme sociale rispetto ai quali le funzioni di PM sono attribuite all’ufficio del PM presso il tribunale del capoluogo del distretto nel cui ambito ha sede il giudice competente e la cui trattazione rientra nelle funzioni della Direzione distrettuale antimafia.

Ma rimane il rischio che l’attuale governo, attraverso provvedimenti legislativi contraddittori vanifichi i pochi successi ottenuti nella lotta contro i traffici illeciti e quindi contro le mafie. Si pensi ad esempio al tema delle intercettazioni telefoniche, che se impedite anche per reati minori daranno un colpo ferale alle indagini e alla capacità investigativa da parte dei soggetti preposti: tutti i magistrati e i vertici dei corpi investigativi, dalla finanza ai carabinieri, hanno lanciato un grave allarme e manifestato grandi preoccupazioni rispetto all’indebolimento di questo importante mezzo investigativo.
Forse sarebbe anche il caso di rivedere la normativa riguardo ai rifiuti speciali che oggi, lasciati a libero mercato come si evince dai dati , costituiscono non una risorsa ma un problema. Attendavamo con interesse la possibilità di lavorare insieme con la maggioranza per la revisione del Codice ambientale nelle Commissioni competenti ma purtroppo il Ministro non ha ritenuto affrontare questa discussione nelle commissioni competenti e quindi non sappiamo quali siano stati i principi ispiratori di questa complessa operazione che dovrebbe dare i suoi esiti il mese prossimo.
Quindi una situazione difficile, che necessiterebbe di risorse e strumenti del tutto straordinari attraverso un coinvolgimento delle tante realtà sane e importanti presenti nel nostro Paese, che potrebbero dare un contributo determinante per risolvere una volta per tutte l’emergenza dei rifiuti in Italia e per togliere importanti flussi finanziari alle mafie.
La domanda che ci si pone, verificando quello che succede tutti i giorni, è se veramente vi sia l’intenzione da parte di questo Governo di portare a ordinarietà la gestione dei rifiuti o se troppi e incontrollati sono ancora gli interessi che ruotano attorno a un mercato parallelo e che impediscono di fare dell’Italia un Paese normale.

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