13/01/10

La grande onda

I 500 milioni di individui più ricchi del mondo (circa il 7 per cento della popolazione globale) sono responsabili del 50 per cento delle emissioni globali di anidride carbonica, mentre i 3 miliardi più poveri sono responsabili di appena il 6 per cento delle emissioni di CO2.
E' uno dei tanti dati contenuti nello State of the World 2010, il rapporto del Worldwatch Institute (appena uscito negli Stati Uniti, in Italia sarà pubblicato da Edizioni Ambiente) dedicato quest'anno soprattutto a un'analisi dei consumi. Ingozzarsi di cibo e di merci non fa bene né ai singoli né all'ambiente. Dal punto di vista della salute individuale c'è da notare che molti degli individui più longevi consumano 1.800-1.900 calorie al giorno, cibi poco trattati e pochissimi alimenti animali, mentre l'americano medio consuma 3.830 calorie al giorno.
«Serve un ripensamento fondamentale dei modelli culturali dominanti», afferma in un comunicato il responsabile della ricerca Erik Assadourian. Per fare questo: «Bisogna puntare sull’efficienza tecnologica e anche la politica deve giocare il suo ruolo nel ripensamento dei modelli culturali affinché la sostenibilità diventi la norma». Gianfranco Bologna, direttore scientifico di Wwf Italia e responsabile dell’edizione italiana del “State of the World”, che nel nostro Paese uscirà a marzo per le Edizioni Ambiente, mette l’accento proprio su uno dei temi più importanti del dossier: il saccheggio delle risorse naturali.
«Siamo abituati a vedere l’economia come qualcosa di scollegato dalla risorse materiali - afferma Bologna -. In realtà non è così: il bilancio dei flussi di materia, ormai calcolabili precisamente per ogni Paese del mondo, è aumentato del 50 per cento rispetto a 30 anni fa.
Per illustrare il concetto il Worldwatch Institute ha scelto in copertina una rivisitazione de “La grande onda”, celebre stampa dell’artista giapponese Katsushika Hokusai che raffigura un gigantesco cavallone pronto a spazzare via qualsiasi cosa.
La rivisitazione è opera dell’artista americano Robert Jordan. Si intitola “Gyre” e riproduce il cavallone con 2,4 milioni di frammenti di plastica. Sottoprodotti che il consumo umano genera freneticamente, incessantemente: tonnellate e tonnellate di frammenti come quelli usati da Jordan finiscono ogni ora nei mari del mondo.
Su Blogeko.it e su Repubblica.it

In termini assoluti si stima che ogni anno estraiamo nel mondo circa 60 miliardi di tonnellate di materie prime». Tradotto in termini di vita quotidiana sono le centinai di migliaia di cose più o meno utili che usiamo ogni giorno, oggetti stupidi o straordinariamente tecnologici, perenni o usa e getta, derivati da: silicio, petrolio, legno e altro.
«L’analisi originale che viene fatta in questo studio di cui sto curando la prefazione - continua il professore - è la distinzione tra esigenze reali e fittizie, quelle di carattere semplicemente psicologico». L’accezione che viene data al consumismo in questo caso è totalmente negativa perché agisce come un elemento di «disturbo» sulle nostre menti, direttamente collegate ai portafogli. Al momento di acquistare un oggetto, quindi, lo si fa solo per «dimostrare qualcosa a qualcuno» continua Bologna. Secondo il rapporto, economia, politica, religioni, educazione, media, e governi hanno il potere-dovere di intervenire subito. Di certo non si parte da zero, perché come segnalato nelle pagine del State of the world le buone pratiche esistono già.

L’Italia è stata portata ad esempio per il suo sistema di mense scolastiche a menu biologico. (TERRA.IT)

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