Lunedì 31 agosto
Ore 21.00
Ponte con la Scienza Fotovoltaico,
Solare termico, ...energie rinnovabili:
quale futuro?
Intervengono:
Stefano Piva - Università di Ferrara
Anna Pecorari - Energypie
Riccardo Roma – Ekos
Martedì 1 settembre
Ore 21.00
Rosy Bindi
intervistata da Luana Mazza del TG3
Regione Emilia Romagna
Mercoledì 2 settembre
Ore 21.00
Le politiche ambientali del PD a livello
nazionale e regionale
Intervengono:
Lino Zanichelli - Assessore all’Ambiente
Regione Emilia-Romagna
Alessandro Bratti - Capogruppo PD
Commissione Bicamerale rifiuti
Coordina: Mascia Morsucci
Giovedì 3 settembre
Ore 21.00
La riqualificazione delle aree dimesse
Intervengono:
Roberta Fusari – Assessore Urbanistica
Comune di Ferrara
Patrizia Bianchini - Assessore Urbanistica
Provincia di Ferrara
Referente SFIR
Coordina: Paola Boldrini
Venerdì 4 settembre
La bonifica dei siti inquinati e le sfide
della nuova economia verde:
quali problemi e opportunità per lo
sviluppo e la qualificazione del
territorio?
Ore 21.00
Walter Ganapini - Assessore Ambiente
Regione Campania
Vito Belladonna - Direttore Tecnico Arpa
Emilia Romagna
Giuseppe Rossi - Federchimica
Giorgio Bellini - Assessore all’Ambiente
Provincia di Ferrara
Coordina: Laura D’Aprile - ISPRA
31/08/09
I prossimi appuntamenti a Ponte d'ambiente
27/08/09
Un pezzo di storia che è ancora qui...
Con Ted Kennedy se ne va l’ultimo dei tre fratelli della dinastia di una delle famiglie che molto ha dato alla cultura politica americana e quindi a tutto il mondo occidentale. Il Senatore più “liberal” dei tre, più di sinistra si direbbe da noi, primo sostenitore importante di Barack Obama nella sua recente campagna presidenziale. Molto e di tutto è stato scritto e detto su le figure e l’operato dei tre Kennedy: la storia di John e Bob è nota. Ma come sempre credo che dalla storia e dalle azioni dei suoi protagonisti ci si debba rifare per interpretare la realtà attuale e per affrontare le sfide del futuro. Credo che fra i tanti tratti della “filosofia kennediana” quella che più mi ha colpito sia la propensione continua all’innovazione, alla capacità di delineare scenari futuri ricchi di speranza per un mondo migliore.
Certo il mondo e il periodo che li ha visti protagonisti, gli anni ’60, ci hanno regalato miti e storie di cui oggi sentiamo, come progressisti, un grande bisogno; forse a volte una nostalgia per dei valori autentici che paiono essere scomparsi e che non abbiamo saputo mantenere e rinnovare.
L’aver vissuto e lavorato per oltre una anno negli Stati Uniti e aver avuto poi la fortuna, per vari motivi, di esserci ritornato diverse volte, mi ha fatto comprendere e amare molti degli aspetti della società americana, anche nelle sue numerose contraddizioni.
Due sono le questioni che considero per me più attuali che si ritrovano nell’idea di società disegnata da Bob Kennedy: una è data dalle battaglie per l’integrazione razziale e per la tutela dei diritti delle minoranze, vero motore dell’attuale società americana, l’altra riguarda la critica al modello economico, basato sul consumo, che come indicatore di sviluppo, cosa che per altro facciamo oggi quotidianamente nelle discussione politica, usa il Prodotto interno lordo.
Proprio l’aspirante Presidente degli Stati Uniti durante la campagna elettorale del 1968 si esprimeva così a proposito del Pil (Prodotto interno lordo): “ non tiene conto dello stato di salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione e della gioia dei loro giochi. E’ indifferente alla decenza delle nostre fabbriche e insieme alla sicurezza delle nostre strade. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei nostri matrimoni. L’intelligenza delle nostre discussioni o l’onestà dei nostri dipendenti pubblici. Non tiene conto né della giustizia dei nostri tribunali, né della giustezza dei rapporti tra noi. Il Pil non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza, né le nostre conoscenze, né la compassione, né la devozione al nostro paese. Misura tutto , in breve, eccetto ciò che rende la vita meritevole di essere vissuta, e può dirci tutto sull’America, eccetto se siamo orgogliosi di essere americani”.
Questo penso faccia parte dell’eredità politica dei Kennedy: il saper guardare oltre il presente, il rifarsi a valori antichi ma non superati, valori che devono essere anche per le forze democratiche progressiste di oggi alla base del proprio progetto politico, per una società più equa.
26/08/09
10/08/09
Ritorno il 23 Agosto...
Da domani fino al 23 Agosto il blog si riposa...Devo ringraziare Alessandra e Cinzia per il grande lavoro che hanno fatto e che stanno facendo per me. Alessandra mi ha curato il blog e non solo,lavorando sui contenuti di parecchie proposte progettuali, Cinzia è unica al mondo per le sue capacità organizzative.
Vado in vacanza con la famiglia a New York. Ritorno negli Stati Uniti dopo qualche anno. Là ho trascorso un paio di anni della mia vita: un'esperienza umana e di lavoro indimenticabile! Sono veramente entusiasta del fatto che oggi tutti i partiti occidentali progressiti guardano agli Stati Uniti con grande speranza.Vi ricordate lo slogan dei DS I care ? Vi ricordate l'ironia con cui il popolo della sinistra aveva accolto questo guardare all'America da parte di un ex partito comunista ? Io credo fosse un guardare in avanti così come oggi è testimoniato dal progetto del PD.
Al ritorno entrerà nel vivo il Congresso. Dario in questo periodo ha dimostrato di essere il leader giusto. L'unico che tiene testa a Berlusconi. La strada intrapresa è quella giusta non capisco perchè cambiarla. Più leggo le mozioni più non capisco la candidatura di Bersani: non mi sembra che nei documenti ufficiali vi siano delle differenze sostanziali...a meno che non ci sia un'idea non dichiarata di voler ricostituire il passato che fu !! parafrasando una canzone di Battiato. Buone vacanze a tutti!
08/08/09
04/08/09
Per un mondo più sicuro
Su Greenreport.it la recensione dell'ultimo libro di Stern. Di seguito alcuni passaggi.
E’ stato col rapporto Stern (e con i vari report Ipcc, in particolare con l’ultimo) che, possiamo dire, l’economia è stata obbligata ad aprire gli occhi davanti alla sempre maggiore inequivocabilità delle conclusioni della scienza: la serie di «5 relazioni fondamentali connesse con i cambiamenti climatici» descritte da Stern nel suo libro, e cioè quella tra attività economica ed emissioni, tra emissioni ed aumento di concentrazione dei gas serra in atmosfera, tra la concentrazione e l’aumento della temperatura, tra aumento T° e cambiamenti climatici (in primo luogo la mutazione del ciclo idrogeologico), e tra cambiamenti climatici e benessere, è stata resa evidente nei suoi aspetti estremi proprio dall’Ipcc da una parte (per quanto riguarda la relazione tra attività economica ed emissioni) e dal rapporto Stern dall’altra, che ha “chiuso il ciclo” evidenziando adeguatamente le relazioni sussistenti tra cambiamenti climatici e benessere, sia umano, sia del sistema economico.
Serve crescita, quindi, e Stern spiega la sua ricetta sul come garantirla il più a lungo possibile, pur agendo sul clima. La prospettiva di lungo termine, però, è naturalmente diversa: essendo una crescita infinita insostenibile per definizione, è ovvio che ad un certo punto l’economia globale dovrà raggiungere un punto di “stazionarietà” (cosa diversa da “stagnazione”, naturalmente), e a questa stazionarietà della produzione corrisponde, in un certo senso, quella stazionarietà della concentrazione di gas serra (a 500 ppm) che Stern pone come obiettivo. Ma, finché non saranno appianate le divergenze nello sviluppo, è da ritenersi assurdo cercare di impedire la crescita dei paesi in via di sviluppo, cosa che peraltro aumenterebbe la loro ostilità nei confronti dei paesi ricchi e della loro incommensurabilmente maggiore responsabilità sui cambiamenti climatici.
In sintesi, l’autore propone un accordo “efficace, efficiente ed equo” sul percorso verso una economia carbon-free o a comunque a bassa intensità di carbonio:
- una riduzione del 50% al 2050 su scala globale delle emissioni, che vedrebbe naturalmente un contributo maggiore da parte dei paesi ricchi (80% in meno alla stessa data).
- azioni contro la deforestazione (responsabile, a causa di cambiamenti dell’uso del suolo tramite tagli o tramite lo slash and burn, di circa il 20% del totale delle emissioni) al costo di 15 miliardi di $ l’anno.
- instaurazione di un meccanismo globale di mercato delle emissioni, che costituisca una applicazione su larga scala del già esistente European union emission trading scheme, che già oggi «copre il 40% delle emissioni europee» e che avrebbe il vantaggio, rispetto ad altri strumenti di attribuzione di un costo al carbonio (come la leva fiscale, che Stern ritiene meno adatta ma comunque da associare, in certi casi, al cap and trade), di attrarre più facilmente i pvs negli accordi poiché attiverebbe un flusso di fondi dai paesi ricchi verso di essi. A questo meccanismo dovrebbe sommarsi una evoluzione della cooperazione per lo sviluppo e del meccanismo di Clean development mechanism.
- sviluppo delle nuove tecnologie: ricerca sulla fusione nucleare, ccs, ma anche investimenti in Ricerca & sviluppo, in reti telematiche (per migliorare il sistema di rilevamento, quello di allarme, e per dematerializzare il più possibile il sistema produttivo), in tecnologie oggi nascenti come i già citati Biochar e il ccs per le biomasse, ma anche i biocarburanti di seconda generazione (che possono crescere su terreni degradati e con poca acqua, evitando così la competizione con l’alimementare) e nuovi strumenti di immagazzinamento dell’energia, compreso l’idrogeno e le cosiddette “nanobatterie”.
- sviluppo delle modalità e delle tecnologie di adattamento, soprattutto nei pvs: a questo proposito, Stern sollecita con forza il mantenimento delle promesse fatte dai paesi ricchi nel 2005 per far crescere il proprio contributo ai fondi per il sottosviluppo dall’attuale 0,3% medio del Pil allo 0,7% almeno. Di contro, l’elergizione dei fondi dovrebbe diventare meno “a pioggia” e assumere un carattere di maggiore vincolo per l’adozione di politiche per l’adattamento.
E’ stato col rapporto Stern (e con i vari report Ipcc, in particolare con l’ultimo) che, possiamo dire, l’economia è stata obbligata ad aprire gli occhi davanti alla sempre maggiore inequivocabilità delle conclusioni della scienza: la serie di «5 relazioni fondamentali connesse con i cambiamenti climatici» descritte da Stern nel suo libro, e cioè quella tra attività economica ed emissioni, tra emissioni ed aumento di concentrazione dei gas serra in atmosfera, tra la concentrazione e l’aumento della temperatura, tra aumento T° e cambiamenti climatici (in primo luogo la mutazione del ciclo idrogeologico), e tra cambiamenti climatici e benessere, è stata resa evidente nei suoi aspetti estremi proprio dall’Ipcc da una parte (per quanto riguarda la relazione tra attività economica ed emissioni) e dal rapporto Stern dall’altra, che ha “chiuso il ciclo” evidenziando adeguatamente le relazioni sussistenti tra cambiamenti climatici e benessere, sia umano, sia del sistema economico.
Serve crescita, quindi, e Stern spiega la sua ricetta sul come garantirla il più a lungo possibile, pur agendo sul clima. La prospettiva di lungo termine, però, è naturalmente diversa: essendo una crescita infinita insostenibile per definizione, è ovvio che ad un certo punto l’economia globale dovrà raggiungere un punto di “stazionarietà” (cosa diversa da “stagnazione”, naturalmente), e a questa stazionarietà della produzione corrisponde, in un certo senso, quella stazionarietà della concentrazione di gas serra (a 500 ppm) che Stern pone come obiettivo. Ma, finché non saranno appianate le divergenze nello sviluppo, è da ritenersi assurdo cercare di impedire la crescita dei paesi in via di sviluppo, cosa che peraltro aumenterebbe la loro ostilità nei confronti dei paesi ricchi e della loro incommensurabilmente maggiore responsabilità sui cambiamenti climatici.
In sintesi, l’autore propone un accordo “efficace, efficiente ed equo” sul percorso verso una economia carbon-free o a comunque a bassa intensità di carbonio:
- una riduzione del 50% al 2050 su scala globale delle emissioni, che vedrebbe naturalmente un contributo maggiore da parte dei paesi ricchi (80% in meno alla stessa data).
- azioni contro la deforestazione (responsabile, a causa di cambiamenti dell’uso del suolo tramite tagli o tramite lo slash and burn, di circa il 20% del totale delle emissioni) al costo di 15 miliardi di $ l’anno.
- instaurazione di un meccanismo globale di mercato delle emissioni, che costituisca una applicazione su larga scala del già esistente European union emission trading scheme, che già oggi «copre il 40% delle emissioni europee» e che avrebbe il vantaggio, rispetto ad altri strumenti di attribuzione di un costo al carbonio (come la leva fiscale, che Stern ritiene meno adatta ma comunque da associare, in certi casi, al cap and trade), di attrarre più facilmente i pvs negli accordi poiché attiverebbe un flusso di fondi dai paesi ricchi verso di essi. A questo meccanismo dovrebbe sommarsi una evoluzione della cooperazione per lo sviluppo e del meccanismo di Clean development mechanism.
- sviluppo delle nuove tecnologie: ricerca sulla fusione nucleare, ccs, ma anche investimenti in Ricerca & sviluppo, in reti telematiche (per migliorare il sistema di rilevamento, quello di allarme, e per dematerializzare il più possibile il sistema produttivo), in tecnologie oggi nascenti come i già citati Biochar e il ccs per le biomasse, ma anche i biocarburanti di seconda generazione (che possono crescere su terreni degradati e con poca acqua, evitando così la competizione con l’alimementare) e nuovi strumenti di immagazzinamento dell’energia, compreso l’idrogeno e le cosiddette “nanobatterie”.
- sviluppo delle modalità e delle tecnologie di adattamento, soprattutto nei pvs: a questo proposito, Stern sollecita con forza il mantenimento delle promesse fatte dai paesi ricchi nel 2005 per far crescere il proprio contributo ai fondi per il sottosviluppo dall’attuale 0,3% medio del Pil allo 0,7% almeno. Di contro, l’elergizione dei fondi dovrebbe diventare meno “a pioggia” e assumere un carattere di maggiore vincolo per l’adozione di politiche per l’adattamento.
Viaggio Internazionale
L'ultimo numero dell' Internazionale dedicato al tema del viaggio con un bel acconto Jonathan Franzen
su New York
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