1. Signor Presidente, non credo di aver capito male, ma se la questione del nucleare viene messa nei termini in cui la ha messa il Viceministro, che dice che non vuole creare inutili »allarmismi" rispetto alla collocazione delle centrali, questo mi fa capire che vi è già da parte di chi la propone una preoccupazione rispetto a questa tecnologia: una preoccupazione che dovrebbe far ripensare lo stesso Governo. Se infatti la proposta di centrali nucleari provoca allarmismi, vuol dire che non si tratta di una tecnologia così sicura.
2. Signor Presidente, prima di addentrarmi specificatamente nel merito dell'emendamento volevo fare alcune considerazioni, in parte già svolte nella discussione sulle linee generali, che credo possano essere utili, se non a far decidere in maniera diversa quest'Aula, almeno a portare qualche elemento conoscitivo nella nostra discussione. Oltre a tenere presente le considerazioni svolte precedentemente svolte da tanti colleghi, non ultimo dall'onorevole Quartiani, rispetto alle modalità e all'ampiezza della delega che il Governo si prende su un tema di questo genere, volevo sottolineare alcuni recentissimi studi. Ne cito uno che mi sembra molto autorevole, quello del Massachusetts Institute of Technology che aggiorna un report mondiale sul nucleare fino al 2009, e che afferma sostanzialmente che lo sviluppo del nucleare a livello mondiale è in calo, ad eccezione dell'Asia.
Complessivamente vi sono 44 impianti attualmente in costruzione e di questi solo quattro sono nei Paesi dell'Unione europea, di cui due in Bulgaria. Negli Stati Uniti, non vi è attualmente alcun cantiere aperto e il lento sviluppo del nucleare, rispetto agli annunci e alle previsioni, rende meno probabile lo scenario ipotizzato nel 2003, dove probabilmente le condizioni di mercato erano molto differenti. Viene, dunque, ribadito un concetto chiave che credo sia fondamentale e che, in realtà, non integra questa tecnologia con le altre di produzione energetica, ma le mette in concorrenza: in un'economia di mercato, oggi, il nucleare non è competitivo rispetto al gas o al carbone. I costi finanziari delle centrali continuano ad essere, infatti, significativamente incerti. Dal 2003 i costi di costruzione delle centrali sono aumentati drasticamente, con una media del 15 per cento l'anno. Nel 2007 - sempre secondo i dati riportati da questo studio - realizzare una centrale costa 4 mila dollari per kilowattora contro i 2 mila di quattro anni prima.
Quindi, si tratta di un aumento molto più consistente di quanto è accaduto nel carbone e nel gas dove si stima attualmente un costo di 2.300 dollari e 850 dollari al kilowatt/ora contro i 1.300 e i 500 del 2003. In buona sostanza, affinché oggi il nucleare sia competitivo deve essere incentivato quasi al pari delle energie rinnovabili. Quindi, di fatto, diviene una tecnologia soprattutto in un Paese come il nostro in concorrenza con le fonti rinnovabili. Ritengo che questa sia una considerazione da tener presente. Inoltre, se vogliamo rimanere a casa nostra, nel contesto europeo, la stessa Commissione europea riporta nei documenti ufficiali come le prospettive di investimento nella tecnologia del nucleare siano più interessanti se si pone l'attenzione non su nuovi impianti ma sulla sostituzione ed estensione della durata di vita delle centrali nucleari che raggiungeranno il termine della loro vita utile originariamente al 2020. Quindi, si afferma che è meglio investire su quelle già esistenti, prolungandone la vita piuttosto che avventurarsi nella costruzione di nuovi impianti. Fatto sta che ad oggi ne abbiamo soltanto due: uno finlandese, con tutte le difficoltà del caso, e uno in Francia. Altri non ne abbiamo.
Riguardo poi al grado di accettabilità che veniva ricordato prima presso le popolazioni, al di là del fatto che si preferisce una soluzione altamente dirigista, si ribadisce anche da sondaggi fatti che l'accettazione che è una delle condizioni fondamentali perché questa tecnologia si sviluppi - non allarmismi ma accettazione - è legata alla disponibilità di soluzioni sicure e permanenti per la gestione dei rifiuti radioattivi che è una questione non risolta nel nostro Paese.
Proprio ieri, parlando della centrale di Caorso, l'assessore regionale dell'Emilia Romagna metteva in evidenza come queste scorie che, peraltro, costano nel riprocessamento centinaia di milioni di euro, ritorneranno poi nel sito di Caorso stesso. Pertanto, non esiste un deposito e ci riprenderemo queste scorie.
Per ritornare all'emendamento Bratti 25.4, sostanzialmente in esso si chiede di seguire almeno nell'applicazione della delega in materia nucleare direttamente le direttive, cercando di non ampliare ulteriormente la delega che già il Governo si è attribuito ed è già molto vasta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
3.Signor Presidente, affrontiamo un argomento molto importante collegato alla scelta di entrare nel nucleare e ritengo che verrà ricordato in sede di dichiarazione di voto che l'Agenzia è stata voluta fortemente dal nostro partito - ritengo - assolutamente a ragione, in quanto un tassello fondamentale della politica energetica legata al nucleare non può essere dissociato da un'altrettanta costituzione di un'Agenzia o di organismi preposti alla sicurezza.
Detto questo, è riconosciuto anche che al Senato sono stati introdotti tutta una serie di interventi migliorativi molti dei quali, tra l'altro, erano stati proposti da noi in prima lettura in questa Camera: non si capisce per quale motivo in questa sede ce li avete rifiutati per poi approvarli e introdurli nel testo al Senato. Tuttavia se rimaniamo alla sostanza dei fatti, giudichiamo assolutamente positiva la modifica apportata al Senato. Ci sono dei «però»: se guardiamo le Agenzie di sicurezza dei Paesi come la Francia ci si rende conto che ci troviamo di fronte ad una proposta assolutamente carente.
Volevo anche richiamare alcuni obblighi che forse non sono stati del tutto recepiti all'interno di questo provvedimento che riguardano la direttiva Euratom che è stata la prima richiamata, dove, all'articolo 9, si sottolinea la necessità di avere a disposizione esperti della materia, ricordando che nei decenni passati non è stato fornito un numero di specialisti e che, quindi, in questo settore sussiste il problema dell'invecchiamento del personale e degli ispettori. È una considerazione che viene svolta a livello europeo e vale molto di più per il nostro Paese poiché, essendo uscito dal nucleare nel 1987, come veniva ricordato, oggi, negli organismi che si occupano di nucleare e che sono l'ISPRA e l'ENEA, il personale è molto vicino al pensionamento senza considerare il fatto che una parte di personale si trova in situazioni di precariato. Sarebbe, quindi, opportuno rivedere questa proposta, che sia in termini di qualificazione di personale sia in termini di finanziamenti economici non sarà sicuramente all'altezza di ciò che viene scritto all'articolo 29.
Per quanto riguarda anche il punto di vista della sussistenza economica-finanziaria, mentre da un lato si provvederà a finanziare nel personale l'Agenzia per la sicurezza, dall'altro questi soldi verranno presi dall'Istituto per la ricerca ambientale. Quindi alla fine, come nel gioco dei tre bussolotti, si buttano via finanziamenti per un organismo preposto alla sicurezza ambientale ma, in realtà, si mette in difficoltà un altro organismo preposto all'autorizzazione e alla sicurezza ambientale su altri fronti.Quindi, ritengo che questa proposta, per quanto assolutamente indispensabile e necessaria, dal mio punto di vista sia totalmente carente sia per quanto riguarda l'aspetto economico sia per quanto riguarda la qualificazione del personale.
Per quanto riguarda poi l'emendamento specifico Bratti 29.2, si chiede di allargare, così come succede per altre agenzie per la sicurezza nucleare, anche alle funzioni e ai compiti di salvaguardia e di protezione fisica passiva degli impianti e dei materiali nucleari le competenze dell'Agenzia per la sicurezza nucleare. Quindi, si chiede ovviamente un voto favorevole all'emendamento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
4. Signor Presidente, in questo caso ci troviamo di fronte al commissariamento di uno degli enti di ricerca più importanti nel nostro Paese in tema di ambiente ed energia. Vorrei dire che ancora una volta ci troviamo di fronte ad un commissariamento, dopo che abbiamo già assistito, dall'insediamento di questo Governo, a diverse operazioni che hanno previsto questi commissariamenti.
Faccio riferimento all'Agenzia per l'ambiente APAT, che è stata commissariata con un provvedimento contenuto in uno dei due decreti-legge sui rifiuti per la Campania ed è a tutt'oggi commissariata. Era un'Agenzia tecnica, così come sono agenzie tecniche per l'ambiente tutte quelle agenzie che operano in Europa, e il Governo l'ha trasformata, almeno sulla carta, in un istituto per la ricerca.
Ad oggi questa Agenzia è ancora commissariata, non si capisce quale sarà il suo futuro; è un'agenzia che ha moltissimi problemi legati al precariato, mantiene il contratto della ricerca ma in realtà non si sa di che cosa esattamente si occuperà nell'ambito della ricerca ambientale.
Abbiamo poi assistito allo scioglimento di commissioni tecniche importanti, la Commissione valutazione di impatto ambientale, la Commissione autorizzazione integrata Ambientale, anche queste con una logica molto da spoil system. Poi, ancora, abbiamo assistito in un provvedimento recente alla trasformazione del Coviri, altro comitato, anche questo commissariato. Ci troviamo però qui di fronte ad una situazione veramente preoccupante, perché questo ente, che era un istituto di ricerca tra i più prestigiosi, e che negli ultimi anni, soprattutto sul tema ambiente ed energia, aveva costituito un punto di riferimento per le politiche di sviluppo sostenibile del nostro Paese, viene trasformato in un'Agenzia tecnica, che sicuramente si occuperà ancora parzialmente di ricerca, ma in realtà viene assoggettata di fatto ad un unico Ministero, quello dello sviluppo economico.
A questo punto la domanda che noi ci poniamo, al di là del fatto che siamo contrari a tali operazioni di commissariamento e di spoil system mascherato, è: quei 400 ricercatori che oggi si occupano di problematica ambientale, dove andranno ad essere collocati? In quanto se va avanti, come noi ormai pensiamo e crediamo, questa proposta, di ambiente, in realtà, in questa ENEA si parlerà molto poco.
Noi siamo quindi fermamente contrari alla proposta dell'articolo 37, proprio perché ci pare da un lato uno spoil system mascherato, dall'altro un accaparrarsi da parte del Ministero dello sviluppo economico di un istituto di ricerca che fino a ieri si occupava anche di questioni ambientali, ed era anche molto legato al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Per cui il nostro giudizio è assolutamente negativo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
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