Zero emission Tv riporta i risultati di un’indagine, la “2009 Greenhouse Gas/Climate Change Workforce Needs Assessment Survey”, la prima del suo genere, condatta da Sequence Staffing e dal Greenhouse Gas Management Institute, su 700 tra rappresentanti di corporation, scienziati, leader politici, imprenditori, operatori del settore no profit, da tutto il mondo e a vario titolo impegnati nella lotta ai cambiamenti climatici mette in luce che nel campo della finanza ambientale gli eventuali “falsi in bilancio” potrebbero essere più frutto di errori che di frodi, dal momento che la pratica di stilare bilanci della CO2 è un’operazione delicata, che richiede strumenti di misurazione sofisticatissimi e un’elevata competenza scientifica e climatica da parte di chi li usano.
Il problema, che a prima vista può sembrare marginale, lo sarà in futuro sempre meno dal momento che la tendenza emergente a livello globale è quella di un’economia che si intreccia con le politiche per il clima.
In un pianeta sempre più surriscaldato, sarà dunque necessario creare strumenti di analisi finanziaria adeguati, formare esperti all’altezza, per valutare ad esempio l’affidabilità di un’azienda non solo in base alla sua solidità finanziaria, ma anche alla luce delle sue politiche ambientali e per la riduzione della CO2 e dei risultati che consegue.
L’indagine ha consentito di stilare una graduatoria delle priorità per affrontare questo nuovo problema. Al primo posto c’è la necessità di contabilizzare i gas serra in maniera precisa, un’operazione che riveste un ruolo cruciale per il 98,4 per cento degli intervistati, per le dimensioni che è destinato ad assumere il mercato della CO2 e per mettere a punto strategie adeguate per affrontare i cambiamenti climatici.
Al secondo posto (83,9 per cento) c’è la preoccupazione per la carenza di know-how e di esperti qualificati. Proprio la mancanza di personale qualificato fa ritenere all’83,2 per cento che ci sia il rischio “moderatamente alto” che si verifichino scandali finanziari basati sui falsi in bilancio delle proporzioni di quelli di Enron, WorldCom e Tyco. Preoccupazione confermata dal fatto che per l’81,9 per cento non esiste ancora un’adeguata offerta di formazione universitaria per questo settore.
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