Oggi ho fatto la mia prima dichiarazione di voto, esattamente alle 12.34, sulla conversione in legge del decreto-legge 6 novembre 2008, n. 172, sulle misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania, nonché misure urgenti di tutela ambientale (A.C. 1875-A)
Sotto trovate il testo, ma prima mi concedo una piccola poesia in romanesco, omaggio al grande Trilussa, sul voto e sul Parlamento...(scusate parolacce).
Dice: Non cè più la monarchia
Manaccia a tu zia!
Ora le cose vanno ancora peggio
E ar figlio der potente glie tocca sempre un seggio
Quando cera il re
Ar massimo erano in tre:
Er re, er figlio e la moglie
Ne potevano avè di voglie!
Adesso che in Parlamento siedono in mille
Per mantenelli ce tocca fa scintille
Ma semo tutti felici e nun me doglio
Perché nell'urna te ce fanno mette un foglio
Ma per quell'urna noi stiamo a lavora come un mulo
E io, con quer foglio, me ce pulisco er culo!
Qui il link (andate a pag. 28) e sotto il testo.
Signor Presidente, riguardo al disegno di legge di conversione, seguito dal sottosegretario Bertolaso, non abbiamo alcuna difficoltà a riconoscere un'azione in parte positiva del Governo, anche perché è in continuità con alcune scelte compiute dal precedente Governo Prodi, sia per quanto riguarda la scelta del sottosegretario, sia anche per avere impostato quell'importante piano di emergenza legato alle discariche che poi è stato attuato con il primo decreto-legge sulla Campania.
Anche su questo primo provvedimento, in uno spirito di collaborazione costruttiva, ci eravamo astenuti. Il fatto che siano stati accolti alcuni emendamenti, che si sia svolta una discussione approfondita in Commissione e che siano state recepite alcune osservazioni, pur non condividendo - ci tengo a sottolinearlo - né nel merito né nel contenuto le prime scelte ambientali di questo Governo, ci porta ad astenerci. È una sorta di apertura di credito anche perché auspichiamo veramente che si torni ad un regime ordinario, per evitare i pericoli dell'emergenza, sempre striscianti sia per quel che riguarda l'ambiente e la salute dei cittadini sia per le prassi amministrative, che in queste situazioni di emergenza sono sempre poco controllabili.
Apprezzabili sono gli articoli 1 e 2, se non altro, direi, da un punto di vista educativo. Molto apprezzabile è anche il fatto di avere accolto alcuni emendamenti riguardo al tema del controllo delle falde acquifere proposto dal collega Piffari, anche se ci sarebbe piaciuto un sistema di controllo più integrato, più trasparente, come avevamo sottolineato già nella discussione precedente e continuiamo a ribadire anche in questa, soprattutto riguardo alle ricadute e all'impatto degli impianti di incenerimento che, a questo punto, in Campania, sono di notevoli dimensioni e notevolmente impattanti.
Avevamo sollevato perplessità sull'articolo 3 riguardo all'iter del commissariamento e dello scioglimento degli organi: la formulazione originaria era troppo generica e, per certi versi, come abbiamo sottolineato, pericolosa. La nuova formulazione, grazie soprattutto al nostro lavoro, è più accettabile perché dà un segnale forte agli amministratori inadempienti, ma in un percorso graduale.
Sull'articolo 6 manteniamo le nostre perplessità e, in alcuni casi, una netta contrarietà. Ciò che è censurabile in sede politica è che si finisca sempre per affrontare il tema delle sanzioni ambientali con «provvedimenti manifesto», magari condivisibili nel loro intento educativo, ma sempre avulsi da un equilibrato ed efficace esame complessivo della materia.
Che dire poi della prima parte dell'articolo 9 in cui si introduce un'incentivazione per la costruzione degli impianti di incenerimento, ancora una volta, in modo surrettizio? Infatti, non viene operata una distinzione nell'incentivazione né rispetto alle regioni, né considerando l'efficienza energetica di questi impianti, così come raccomanda l'ultima direttiva quadro europea sui rifiuti.
È pur vero che gli incentivi legati al CIP 6 sono stati ampiamente sfruttati per la costruzione degli impianti del nord, soprattutto in Lombardia e in maniera molto minore in Emilia-Romagna. Tuttavia, è anche vero che in queste realtà gli inceneritori sono oggi in funzione e le percentuali di raccolta differenziata sfiorano le medie europee.
Una situazione diversa è quella siciliana (al di là della situazione della Campania che, tra l'altro, è risolta dal primo decreto-legge) dove quattro mega-inceneritori devono essere realizzati da anni, ma non sono mai partiti anche in presenza delle incentivazioni. Tra le regioni italiane la Sicilia continua ad avere la più bassa percentuale di copertura dei costi totali (circa il 64 per cento) e a ciò si aggiunga la piaga dilagante dell'evasione.
Da un punto di vista amministrativo e gestionale la costituzione degli ATO, a cui sono stati affidati compiti di regolazione e di gestione, si è rilevata un disastro. Questi organismi, che da ventisette dovrebbero essere ridotti a dieci per poi, da gennaio prossimo, teoricamente trasformarsi in consorzi, hanno accumulato 430 milioni di euro di debiti. Questi sono dati forniti dalla Commissione bicamerale, nella scorsa legislatura.
Il sistema dei controlli, inoltre, è assolutamente inefficace sia per l'impreparazione dei dirigenti, sia per l'inevitabile conflitto di interessi che si determina nelle strutture. Sarebbe veramente disdicevole (anche se succederà) e poco credibile aggiungere risorse attraverso qualsiasi forma di incentivazione (siano essi i certificati verdi o i proventi dai CIP 6) ad una gestione che ne ha bruciate tantissime e che ha dimostrato di non essere in grado di gestire nell'ordinarietà il ciclo integrato dei rifiuti. È indispensabile quindi, a nostro avviso, dichiarare lo stato di emergenza, così come è stato fatto in Campania. Come abbiamo detto diverse volte, se per fare gli inceneritori vi è la necessità di incentivi pubblici, decidiamolo in maniera trasparente ma senza distrarre risorse alle energie rinnovabili di cui avremmo tanto bisogno.
Riteniamo, inoltre, positivo l'articolo 1-bis perché riconosce la parte biodegradabile all'interno del rifiuto indifferenziato
con una percentuale tecnicamente asseverata e che, a questo proposito, consente attraverso il metodo dei certificati verdi (e non del CIP 6) di dare incentivazione.
Un'altra proposta che per noi è davvero pericolosa e desta in noi molte perplessità è quella relativa al piano nazionale degli impianti di incenerimento urbani. Non si capisce in che modo questo piano si integri con l'attività delle regioni, come verrà determinata la tariffa di smaltimento e perché bisogna in qualche modo andare incontro il principio comunitario per cui è giusto che chi produce rifiuti li smaltisca e sia lui territorialmente a decidere.
Sembra un aspetto marginale (ma non troppo) il fatto che il decreto-legge si arricchisce di una proposta assolutamente pericolosa, come quella della possibilità di triturare il materiale organico con dissipatori di rifiuti alimentari. Ciò è pericoloso, in quanto tecnicamente creerà dei grandi problemi. Insomma, si tratta di un decreto-legge un po' impasticciato, nato con una prerogativa che rischia di finire in modo diverso: con qualche luce e con molte ombre. Sulla linea che abbiamo deciso di seguire fin dal primo decreto-legge sulla Campania, il nostro gruppo si asterrà, poiché riteniamo che per risolvere una grande emergenza vi sia bisogno del concorso di tutte le forze politiche (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
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