Il progetto di legge presentato dal Sottosegretario Bertolaso riguardo “Misure per lo smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e di tutela ambientale “ mette in luce come rispetto alle politiche ambientali questo Governo abbia una posizione del tutto contraddittoria, vorrei dire quasi schizofrenica, ma sicuramente populista e poco efficiente ed efficace. Il Sottosegretario , capo della protezione civile, propone un modello basato sulla filosofia del comando e controllo, costruendo un sistema basato su regole rigide che se non rispettate prevedono sanzioni forti con un robusto ricorso alla giustizia penale.
La proposta di legge che prevede per coloro che abbandonano rifiuti importanti sanzioni penali e dove anche l’articolo riferito all’informazione mira non tanto a perseguire un’opera di educazione e prevenzione ma piuttosto a spiegare quali sono le pene per i trasgressori ne è una testimonianza concreta. Un approccio tipico da professionalità abituate ad agire in emergenza come è il Sottosegretario Bertolaso.
Su l’altro fronte abbiamo il Ministro Prestigiacomo che ha già inanellato diversi record in quanto in appena pochi mesi è riuscita a smantellare l’Agenzia nazionale per l’Ambiente, a sciogliere la Commissione VIA (Valutazione Impatto Ambientale) e la Commissione AIA (Autorizzazione ambientale integrata) nominando poi in quelle nuove alcuni improbabili personaggi spesso privi di professionalità e con conflitti di interessi palesi, a disconoscere l’impegno per contrastare i cambiamenti climatici assunto in sede europea e a plaudire al ritorno del nucleare in Italia rinunciando a svolgere un ruolo importante almeno riguardo alla sicurezza nucleare.
Queste azioni oltre a dimostrare una certa difficoltà di dimestichezza con la materia denotano la volontà del Ministro di perseguire una politica di deregulation spinta che ha l’obiettivo di eliminare un orpello fastidioso rappresentato dall’ambiente.
Dietro lo slogan ambientalismo del fare del centro destra in realtà non vi sono politiche virtuose basate sulla filosofia degli incentivi verdi, sulla tassazione ecologica, sui sistemi volontari di gestione ambientale, sulla contabilità ambientale, sulle politiche di acquisti e appalti verdi. No dietro quello slogan c’è la voglia e l’intenzione di smantellare un sistema, sicuramente con molte lacune, di sicurezza e controllo ambientale, senza proporre nulla di alternativo se non un via libera alle grandi imprese per poter agire come meglio desiderano.
La sensazione che si ha , alimentata da una situazione di crisi che investe la nostra economia, è che ci sia una sorta di desiderio di ritorno al passato quando le politiche ambientali erano considerate elemento di ostacolo e di contrapposizione a quelle economiche. Questo Governo ha cancellato in alcuni mesi diversi anni di dibattiti, convegni, scelte concrete che partendo dal summit di Rio del 1992 attraverso la Conferenza delle parti per la protezione del clima, dall’Agenda 21, dal Protocollo di Kyoto, dal Summit di Johannesburg nel 2002 , dalla costituzione dell’IPCC, dai Millenium goals delle Nazioni Unite , dalla Carta di Aalborg nel 1994 per le Autorità locali, hanno contribuito a rendere concreta l’idea che un percorso differente dall’uso indiscriminato delle risorse è possibile è che questa via è la sostenibilità. Sarebbe opportuno riprendere un cammino iniziato nel secolo scorso, che cominciava a dare qualche risultato per riequilibrare il rapporto tra i paesi ricchi e quelli poveri , tra paesi che hanno inquinato molto e altri che cercano nuove vie per migliorare le loro condizioni economiche senza troppo impattare sull’ambiente.
In Italia faticosamente si era avviato un percorso verso lo sviluppo delle energie rinnovabili, del risparmio energetico interessando centinaia di piccole imprese che è stato interrotto dall’approvazione di alcuni provvedimenti sostenuti dall’attuale maggioranza. Si era riusciti a porre l’emergenza climatica come tema centrale per le politiche di sviluppo del Paese, si cominciava ad intravedere una speranza di sviluppo per un economia diversa basata più sul software che sull’hardware. Paesi come la Germania, la Finlandia , Svezia e anche Spagna hanno scommesso su tecnologie nuove, sull’ambiente considerandolo un’opportunità non un fastidioso vincolo. Purtroppo l’Italia ha scelto un’altra via ma quale non è chiara. O meglio si è scelta la strada della restaurazione, del ritorno al passato senza considerare che andare avanti con la testa rivolta all’indietro significa rischiare di sbattere contro gli ostacoli e non di superarli.
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