Sarà che in fondo sono un moralista, sarà che ho comprato la prima casa con il mutuo a 50 anni, sarà che sono da sempre di sinistra, ma condivido i commenti del collega Lapo Pistelli che riporta sul suo blog l'articolo di Michele Serra sulle ragioni sociali e antropologiche
della catastrofe finanziaria globale in corso. Che cosa ci serve per vivere bene? Ce lo domandiamo ancora? Siamo padroni dei nostri bisogni o ne siamo vittime? La trasformazione di ogni desiderio materiale in diritto, gli occhi fissi sul Pil e zero sguardo su tutto il resto....declassare le differenze a devianze, diffidare non più della povertà, ma della sobrietà come di una debolezza sovversiva.... Se la sinistra volesse ripartire da qui, da questo fermo-immagine di una società terrorizzata dalla propria stessa ingordigia, prigioniera dei sogni piuttosto che libera dai bisogni, e riuscisse a dire un paio di cose convincenti sulla differenza tra l’agio e l’avidità, tra la soddisfazione e la crapula, tra il limite e la smodatezza, forse riuscirebbe in tempi brevi a ripartire davvero, dall’oggi e non più dallo ieri, con un vocabolario rinnovato, uno sguardo più limpido e vivace, e la voglia di tornare a capire che dentro una ricchezza simulata c’è molta più simulazione che ricchezza. Molta più angoscia che serenità. Molta più sconfitta che vittoria.
Qui tutto il pezzo di Serra e i commenti
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