22/04/08

Riflessioni su rappresentanza e partecipazione



Non ci siamo ancora ripresi dallo shock elettorale anche se è cominciata, come non potrebbe essere altrimenti, la ricerca dei perché, la cosiddetta “analisi della sconfitta”.
Credo che la realtà dia indicazioni chiare. I partiti devono avere radicamento nella società. Lo sapevamo anche prima che la sfiducia nella politica era grande. Sapevamo che le politiche incentivanti la partecipazione dei cittadini alle scelte potevano aiutare a riconquistare questa fiducia. In tanti abbiamo provato, nei nostri ruoli, ad andare in questa direzione.

Veltroni ha lanciato quest’idea, ma partivamo da molto lontano. La strada è ancora molto lunga. Non basta sostenere che un dirigente in quanto sindaco già titolato a rappresentare le istanze di un territorio e quindi a pieno diritto debba essere il punto di riferimento politico.
Che esiste una specificità territoriale in Italia è storicamente evidente. Che non tutte le ricette vadano bene per le diverse parti del Paese è altrettanto certo.
Forse per aumentare la capacità di rappresentare qualcuno o qualcosa dovremmo moltiplicare i circoli, non cento ma mille per territorio: ovunque, come i candidati del PD hanno fatto in Lombardia tra i pendolari, tra chi lavora in casa, nei negozi, nelle piccole imprese, nelle reti virtuali e non.

Credo che anche in politica, fra gli amministratori, debba prevalere quel criterio della meritocrazia e della capacità di rappresentare la gente che tanto abbiamo enfatizzato in campagna elettorale.
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Sui comitati è vero che storicamente hanno sempre svolto un ruolo di segnalazione dei problemi, ma è altrettanto vero che se chiedi di partecipare, non puoi non farti carico di una parte delle scelte. Tanto abbiamo enfatizzato il ruolo dei processi partecipati dei processi di Agenda 21 locale. Questi processi presuppongono un’assunzione di responsabilità (“Est autem partecipare quasi partem capere” affermava Tommaso d’Aquino) che si può esprimere a livello morale con il sostegno o il consenso, ma anche a livello più concreto con la realizzazione di attività.
Se non riusciamo a riattivare questi due aspetti vitali della democrazia, non andiamo da nessuna parte.

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